RICCARDO NOSVELLI

Intervista di Giulia Dozza

CONOSCIAMO L'ARTISTA

Riccardo Nosvelli nasce a Voghera il 7 Maggio 1985. Fin da adolescente ha avuto la passione per la fotografia, la musica e la grafica. Ha cominciato a fotografare con costanza dal 2010 ma senza mai professionalmente. Artista eclettico, oggi sta portando avanti sia un progetto di ritratti di nudo, sia un progetto video-sonoro: in quest’ultimo crea tracce audio di musica ambientale/elettronica accompagnata da video/filmati sempre da lui prodotti. L’approccio è sempre molto istintivo e poco pianificato.

Sai identificare nella tua memoria quando e come è nata la tua curiosità per il mondo della fotografia, ed i tuoi primi esperimenti?

Ci sono stati due periodi diversi ma legati.
In età molto giovane, in cui avevo circa 7-8 anni, ero già meravigliato dalla magia della fotografia analogica: la curiosità di vedere materializzato su carta ciò che avevo visto.
La seconda volta, invece, verso i 20-21 anni quando l’ho ritrovata. Avevo perso la fotografia da bambino ma era rimasta un tarlo che si è risvegliato a distanza di qualche anno. Da lì ho sempre proseguito.

A quali artisti ti sei ispirato durante la tua formazione? 

Sono rimasto folgorato da una mostra fotografica. Quella di Karl Lagerfeld: The Little Black Jacket. Ero appassionato di fotografia ma non era diventato ancora qualcosa di importante.
Quel libro e quella mostra mi hanno fatto capire dove dovevo andare.
L’altra svolta, ovviamente, è stata Mapplethorpe.

Raccontaci da cosa nasce la tua necessità di non scattare per professione ma per pura passione

Sono una persona realistica. Esercitare una professione di quel tipo, ai nostri tempi, limitandosi ad una fotografia tradizionale in bianco e nero come la mia, lo considero utopistico.

In base a cosa scegli i soggetti da scattare e che approccio usi per riuscire ad arrivare allo scatto finale?

Posso sentire l’esigenza di ritrarre un corpo vedendo gli occhi, sentendo la voce oppure conoscendone i pensieri. Non posso dire con assoluta certezza che esista un solo parametro.
Non ho uno schema nell’approccio, cerco di cogliere i suggerimenti che mi danno i soggetti nei minuti di conoscenza che avvengono prima di prendere in mano una macchina fotografica.

Parlando di post-produzione, utilizzi molto il bianco e nero o dei colori che non rientrano in vaste gamme cromatiche: raccontaci il tuo approccio ai volumi ed al colore 

Il concetto di base, per quanto riguarda la mia fotografia in studio, è ottenere la gamma di grigi più estesa possibile senza includere le luci più alte e i neri.
I miei colori in realtà sono molto limitati, mi viene più facile la gestione avendo una tavolozza molto focalizzata. 
A volte cerco di ottenere colori fedeli, a volte qualcosa di pittoresco. Ma è come una seconda lingua che non ho studiato abbastanza.

Cosa deve trasmettere la posa di un tuo soggetto, quando senti di aver trovato la posa giusta?

Le pose spero e lascio che vengano da sé. Sono molto istintivo e preferisco catturare qualcosa che noto nel movimento delle espressioni e dei corpi.

Raccontaci il tema che porti a Naked Parts of Us

Porto un lavoro basato sui ritratti di Modigliani e sul concetto di anima che avevano i suoi soggetti “senza” occhi.
Se gli occhi sono lo specchio dell’anima allora può essere nudo anche colui che guarda.

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