ALESSANDRO CARLESCHI

Intervista di Giulia Dozza

CONOSCIAMO L'ARTISTA

Fotografo da circa 15 anni classe 1978, Alessandro si presenta come ricercatore di bellezza, ha fatto della sua base Sirmione, una piccola perla sul lago di Garda; Predilige uno stile bianco e nero di atmosfere passate per far rendere al meglio l’espressione dei molteplici volti della sensualità femminile e le sue immagini sono sempre frutto di un costante scambio emozionale tra lui ed il soggetto. Visioni pervase da composizioni spesso inusuali, in cui l’occhio passa attraverso la rappresentazione della femminilità con sensibilità, cogliendo i multiformi aspetti della fascinazione visiva, come a voler comporre un moderno elogio alla bellezza attraverso le immagini; Crede che la fotografia sia un percorso e un linguaggio dove dare tutto se stesso.

Quanto è importante l’ambiente circostante per poter creare l’atmosfera delle tue foto?


L’ambiente circostante è fondamentale per me. Spesso utilizzo gli spazi come strumenti narrativi, cercando di far sì che ogni elemento nell’inquadratura contribuisca a raccontare una storia. Mi piace giocare con luci, ombre e geometrie dell’ambiente per creare un’atmosfera che amplifichi l’intensità visiva e sensoriale.

Come riesci ad entrare in contatto con il soggetto?

Stabilire una connessione con il soggetto è cruciale per ottenere una foto autentica. Cerco di creare un ambiente rilassato, dove il soggetto si senta a proprio agio e libero di esprimersi.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con le tue foto?

Voglio che le mie immagini mostrino la sensualità come una una forma di auto-comprensione e liberazione.

Il tuo stile fotografico ha sempre avuto uno stampo erotico o hai iniziato con uno stile più “soft”?

Ho iniziato con uno stile più classico, focalizzato sulla ritrattistica e su immagini più soft, ma col tempo mi sono reso conto che l’erotismo è il mezzo con il quale esplorare temi più profondi, come l’identità, l’intimità e la percezione del corpo.

Hai uno stile che tende al fashion, raccontaci perché prediligi il bianco e nero ed i tuoi metodi di post-produzione.


Il bianco e nero permette di eliminare le distrazioni e concentrarsi sulla forma, sul contrasto e sull’essenza dell’immagine. In post-produzione cerco di mantenere un approccio minimale, enfatizzando i contrasti e le ombre, in modo che ogni dettaglio racconti qualcosa.

Quanto è importante al giorno d’oggi il linguaggio fotografico, secondo il tuo punto di vista? E quanto è importante per te?

Oggi, più che mai, il linguaggio fotografico è fondamentale perché viviamo in un mondo visivo dove le immagini parlano spesso più delle parole. Per me, è il mio modo di comunicare pensieri, emozioni e messaggi. È uno strumento potente che va oltre la semplice estetica: trasmette storie e idee, influenzando chi le guarda.

Che ispirazioni/influenze hai avuto durante la tua formazione o che continuano ad ispirarti? Fotografi, film, esperienze di vita…


Le mie ispirazioni provengono da diversi ambiti. In fotografia, mi sono sempre sentito vicino all’opera di Helmut Newton e Herb Ritts per il loro modo audace di rappresentare la sensualità.
Dal mondo del cinema, mi ispira l’intensità emotiva di registi come Wong Kar-wai. Inoltre, le esperienze di vita, i viaggi e le persone che ho incontrato sono state una fonte inesauribile di ispirazione.

Raccontaci il tema che porti a Naked Parts of Us


“Naked Parts of Us” è un progetto che esplora l’intimità nascosta, le parti di noi che sono vulnerabili e autentiche. Attraverso questo lavoro cerco di mostrare la bellezza nella vulnerabilità, di rivelare le sfumature dell’essere umano che spesso rimangono coperte. Ogni immagine è un frammento di una storia più grande.

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