CLAUDIO CAPANNA

Intervista di Giulia Dozza

CONOSCIAMO L'ARTISTA

Claudio Capanna è nato a Roma nel 1980. Laureato in cinema all’Università di Roma, ha dedicato la sua tesi finale al regista tedesco Werner Herzog. Ha iniziato a lavorare nel settore audiovisivo nel 1999 e ha diretto diversi documentari e cortometraggi presentati in anteprima a festival internazionali. Nel 2006 si è trasferito a Parigi per frequentare il corso di cinema Ateliers Varan. Lì ha iniziato a lavorare per Arte France e ha diretto diversi documentari sull’Italia. Fino ad oggi ha collaborato con diverse agenzie televisive e di comunicazione europee (RTBF, Rai, Al Jazeera, SVT, RTS, Youtube, Vice Virtue, Commissione Europea). Il suo primo lungometraggio documentario “Life to Come” è stato prodotto da Arte, RTBF, Proxymus TV, Al Jazeera Documentary Television ed è stato proiettato in alcuni dei maggiori festival di documentari del mondo, come IDFA, DOK Leipzig e Hot-Docs. Si è avvicinato alla fotografia analogica nel 2005, specializzandosi quasi immediatamente nel bianco e nero. Nel 2021 è uscito “Mater” il suo primo libro fotografico, curato da Steve Bisson, fondatore dell’Istituto Urbanautica. Sta realizzando un nuovo lungometraggio documentario in Ucraina, un film a cavallo tra la guerra e la vita. Vive e lavora a Bruxelles.

Quali sono i motivi che ti hanno spinto a specializzarti nella fotografia in bianco e nero?

Io fotografo da tantissimi anni, ho iniziato mentre effettuavo i sopralluoghi per i miei film (sono un regista alla base). Non riesco a ricordare esattamente il momento in cui ho virato verso il bianco e nero, credo sia stata una cosa progressiva. Ricordo però dei momenti chiave; tra questi un meraviglioso workshop con Gianni Berengo Gardin, che mi fece anche scoprire una pellicola che ha scandito la mia esistenza fotografica: la Fuji NeoPan 1600. Purtroppo oggi questo film è stato dismesso, e trovo qualche raro esemplare solo su Ebay.

Quali sono le caratteristiche della fotografia analogica che hanno conquistato maggiormente il tuo interesse e la tua passione?

Ho sempre scattato con la pellicola, conosco molto meno il digitale. Per questo é difficile per me parlare di differenze. I miei film sono girati sempre con macchine digitali, quindi la pellicola é forse un modo per creare una differenza con quell’attività.

Quando scatti, quali sono i soggetti che prediligi? Preferisci maggiormente esprimere un concetto con la foto singola o con una serie di foto?

Io lavoro nella fotografia in modo abbastanza analogo a come Chris Marker lavorava con i suoi film-saggio (ad esempio La Jetée o Le fonds de l’air est rouge, o ancora Sans Soleil). I suoi erano essenzialmente film di montaggio, creati sulla base dei suoi archivi visuali.

Io accumulo immagini per anni e anni; le scatto durante i miei viaggi, o nella mia città, Bruxelles, oppure quando mi reco in Italia con mia moglie, che è siciliana. Dopo molto tempo mi riguardo indietro e cerco di trovare una storia dentro queste immagini. Di solito chiamo un curatore o un editor e cerco di lavorare ad un libro. Ho dei temi di predilezione forse; la natura o il corpo di mia moglie. Con lei condivido tutto, quindi il suo corpo è sempre con me, anche dentro le inquadrature.

Quanto è importante per te la composizione di una foto?

Lavoro pochissimo alla composizione, è una cosa del tutto automatica. Io sono un regista di documentari e vengo da quel mondo là; scatto con macchinette fotografiche che un tempo erano considerate come giocattoli ed oggi, nel mondo artistico hipster, sono vendute a centinaia o migliaia di euro. Non c’è una fotografia, tra le mie, che sia stata pensata prima.

Raccontaci in breve il tema che porti a Naked Parts of Us

Porto quattro foto, che formano una composizione, ma in realtà rappresentano 4 modi distinti in cui la fotografia é entrata nella mia vita: ci sono due composizioni fine-art, una fotografia di mia moglie sott’acqua che è parte del mio libro Mater, e poi una foto che ho scattata durante uno shooting di moda a Parigi, con una stilista di lingerie. Qualche volta ho provato a fare degli shooting fashion, ma non fa per me!

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